Chissà che canzone avrebbe scritto Fabrizio De André se avesse saputo che nella valletta di Calunga, tra Revignano e Vaglierano d’Asti, in cui da bambino aveva sfogato con Nina le sue corse a perdifiato, tanto tempo prima mani contadine indurite dal tempo avevano cavato dalla terra argillosa strane e grandi ossa: e davanti a quei resti misteriosi si erano fermate, incredule e timorose, senza sapere bene cosa fare.
Viene da pensare che forse sì, ne avrebbe scritto De André se qualcuno gli avesse raccontato che in quel morbido paesaggio di prati e campi di grano, in cui Nina volava con l’altalena e insieme andavano in missione segreta a spiare, dentro a una sorgente d’acqua, le salamandre dalla pelle nera e arancio (loro ci vedevano anche dinosauri e draghi), meno di cent’anni prima erano improvvisamente spuntati dalla terra una balenottera, ed era il 1862, e un delfino, ed era il 1869.
Perché proprio lì, tra le colline dove il piccolo Bicio aveva trovato riparo con la famiglia nel 1942, fuggendo da una città di mare, Genova, ferita dai bombardamenti, c’era stato milioni di anni prima un altro mare, chiamato Padano, che, anche dopo essere scomparso, non aveva smesso di far parlare di sé con ritrovamenti eccezionali.
Oggi che anch’io sono qui, in questa campagna silenziosa e serena, vedo Giovanna Manfieri, Nina, classe 1940, stupirsi se le racconto della balena o del delfino di Calunga, il posto dove lei ha vissuto facendo la contadina e dove, durante la guerra, si è fermato Fabrizio, suo coetaneo, alla Cascina dell’Orto. E affascinarsi, Nina, nello scoprire i segreti che sa conservare la terra, finendo per restituire, poco alla volta, esemplari marini di grandi dimensioni.
“Ma adesso loro dove sono?” mi chiede.
“Al Museo Paleontologico di Asti, pochi chilometri da qui”.
Sembra rassicurata. E allora le scappa una risata e smonta la leggenda: “Macché ‘Ho visto Nina volare’! Era quasi sempre Fabrizio che andava in altalena, io ero quella che spingeva!”. C’è un vento leggero che passa tra i salici bianchi a proprio agio lungo il rio Valleandona. E se spostiamo lo sguardo più distante, dopo i campi ancora coltivati a grano, scorgiamo il ripetitore telefonico della stazione di San Damiano, che in realtà è sempre stata nel territorio di Vaglierano (Comune soppresso nel 1929, poi frazione di Asti), nella stessa valletta dove nell’Ottocento si mostrarono senza preavviso prima la balena e poi il delfino del Pliocene.