Chi è e cosa fa il Distretto

Dalla collaborazione dell’Università di Torino con il Parco Paleontologico di Asti è nato il progetto di un Distretto Paleontologico Astigiano. E’ ben noto che , fin dalla fine del 1800 e anche a livello di specialisti internazionali, tra le peculiarità del territorio astigiano vi sia stata anche la ricchezza del patrimonio fossilifero risalente all’epoca del Pliocene. Dagli anni 1980 in poi, in particolare con l’istituzione da parte della Regione della Riserva naturale speciale di tipo paleontologico della Valle Andona e Valle Botto, e successivamente della altre aree coinvolte, l’importanza paleontologica astigiana è cresciuta diventando un elemento di forza per iniziative, campi di ricerca, tesi di laurea, attività espositive, forme di turismo culturale, e, infine una peculiare micro-economia legata a nuovi agriturismi, bed & breakfast, maneggi, prodotti tipici (miele, uva e vino, frutti e verdure bio, ecc.).
L’ultimo di questi interventi è il nuovo Museo Paleontologico nell’area del Michelerio che  risulterà tra i più rilevanti sul territorio nazionale.

 

La cultura economica del Distretto

E’ tipico del lavorare e produrre in un Distretto la sinergia, cioè il fare sistema tra tutte le componenti coinvolte nella valorizzazione di una risorsa, soprattutto se questa è rara e  unica. Il patrimonio paleontologico del territorio astigiano ha questa unicità che può consentire di trasformare i beni paleontologici in  risorse economiche.
I beni palentologici rappresentano, forse, una delle ultime forme di beni culturali, nell’ottica di  un marketing territoriale, che valorizzi un prodotto culturale locale esclusivo e non imitabile. Va detto  che la realizzazione di un «distretto culturale paleontologico» rappresenta il primo caso in Italia. E’ e sarà una riprova del passaggio da una economia rivolta alla moltiplicazione di beni materiali per essere consumati, a una economia che produca esperienze affinché vengano progettate, rappresentate, comunicate, vissute e ricordate. Dopo la realizzazione, il suo consolidamento è il tentativo di creare un marchio unico di una offerta culturale-turistica-scientifica-formativa riconoscibile a livello nazionale e indicativa della peculiarità di un territorio. Tale unicità del Distretto dovrebbe rispecchiare la massima interconnessione tra tutte le sue componenti:

  • Programmazione delle politiche di sviluppo dei comuni coinvolti
  • Politiche culturali degli enti locali istituzionali, soggetti del terzo settore, New-Company
  • Analisi cognitiva del territorio, valorizzazione di progetti, programmazione e sperimentazione di forme di sviluppo
  • Comunicazione museale, editoriale, teatrale, artistica
  • Formazione e ricerca universitaria che si qualifichi per il suo particolare livello di differenziazione
  • Sperimentazione nelle scuole, eventi e animazione territoriale
  • Artigianato, laboratori di produzione
  • Fruizione e opportunità turistiche, spazi di loisirs, cultura eno-gastronomica
  • Riproduzione delle identità locali e delle tradizioni

 

La proposta di Distretto paleontologico è, quindi,  molto chiara:

  • muoverci da una risorsa culturale assolutamente unica e tipica delle nostre colline e pianure per produrre iniziative di valorizzazione territoriale, didattico/scientifica, turistica ed  economica.
  • in altre parole, riuscire a coniugare la paleontologia, i fossili, le balene, le conchiglie, la memoria del nostro passato più remoto  con l’ambiente, il paesaggio, l’enogastronomia.
  • introdurre un brand nuovo –  irripetibile in Italia, appetibile e appetito all’estero – supportandolo di strumenti di conoscenza, di comunicazione, di informazione, sviluppati in modo coerente ed omogeneo sul nostro territorio (piste ciclabili, sentieri, indicazioni, supporti informatici).

L’idea di scegliere la paleontologia come straordinario brand astigiano per ipotesi di sviluppo locale (scientifico/didattico, culturale, turistico ed economico) è stata ben recepita, tanto dal territorio (sono 72 i partner del distretto,  enti e comuni, di cui uno nell’Alessandrino- Masio  – e uno nel Torinese – Casalborgone), quanto dalle altre amministrazioni/ istituzioni  e dai privati (Assessorati regionali e provinciali, Produttori/Associazioni agricole, Associazioni di categoria, Soci dei Gal, Camera di Commercio, Fondazione CR Asti).

 

Ora si tratta di passare alla fase successiva, concretamente istitutiva e operativa,  con questi passaggi:

  • l’individuazione di linee guida condivise per Piano strategico del Distretto Paleontologico che preveda e indichi azioni e progetti di sviluppo (ad es: collegamenti con Distretti del Bio/Città del Bio; consolidamento di ECO cluster per il turismo sostenibile con collaborazione Università; stimolo e supporto a Start up di giovani operatori);
  • la scelta del Marchio/Logo del Distretto, identificativo per geositi, itinerari, servizi, e come strumento omogeneo per campagne di informazione e comunicazione;
  • il coordinamento e l’avvio di realizzazione delle azioni già intraprese in rete su bandi PSR misura 7.5.1 (sentieristica) e su PSL  misura 7.5.2 (turismo sostenibile), in attesa dell’attivazione dei  bandi successivi, più specifici per agricoltura e aree protette;
  • il contatto con ministeri e assessorati regionali, con enti locali per individuare ulteriori forme di sostegno e finanziamento;
  • la previsione e lo studio di  momenti formativi finalizzati alla gestione del territorio/distretto.