I fossili viventi di Capriglio


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UN SITO FOSSILIFERO UNICO NEL CONTESTO REGIONALE

L’affioramento di Capriglio è riferibile ai depositi pliocenici del Bacino Astigiano, la cui successione sedimentaria inizia con la Formazione delle Argille Azzurre che costituiscono una facies argillosa di piattaforma riferita allo Zancleano (pliocene inferiore tra 5,3 3 3,6 milioni di anni) . La parte basale della successione è rappresentata da silts grigio-azzurri, mentre la parte alta è costituita dall’alternanza di livelli siltosi e sabbie fini. Le associazioni a molluschi sono confrontabili con i popolamenti attuali denominati Fanghi Terrigeni Costieri, ambiente di sedimentazione alla parte superiore del piano circalitorale.

Alle Argille Azzurre si sovrappongono i depositi detritici della Formazione delle Sabbie di Asti di età Zancleano-Piacenziana, quindi più recenti. Le Sabbie di Asti sono note per le ricche associazioni a macrofossili, soprattutto molluschi. La formazione è caratterizzata da due distinti orizzonti fossiliferi: lassociazione fossile dell’orizzonte inferiore è dominata dal mollusco bivalve Glycymeris insubrica, i fossili sono per la maggior parte autoctoni e rappresentano una paleocomunità sviluppata su fondali sabbioso-fangosi a bassa profondità (20-25 m). L’orizzonte superiore è invece caratterizzato dall’elevata frequenza di un altro caratteristico bivalve, Isognomon maxillatus riferibile ad un ambiente di sedimentazione ad una profondità ancora minore, di una decina di metri. Le Sabbie di Asti, nella porzione superiore, presentano litofacies che anticipano l’emersione e il passaggio ai depositi continentali villafranchiani, noti per i resti di mammiferi terresti anche di dimensioni mastodontiche.

I tipici orizzonti fossiliferi astigiani non sono però visibili nel sito di Capriglio in quanto questo affioramento occupa una posizione ancora inferiore rispetto al livello a Glicimeris, e si collocano al passaggio tra le formazioni delle Argille Azzurre e delle Sabbie di Asti. A Capriglio sono invece presenti due livelli contenenti peculiari associazioni fossili caratterizzate da un’alta concentrazione di bivalvi e brachiopodi unica in Piemonte. Il livello inferiore è costituito da una comunità a brachiopodi tutti appartenenti alla specie Terebratula ampulla, mentre il livello superiore è costituito da ostreidi appartenenti alla specie Neopycnodonte cochlear e diverse specie di pectinidi.

Schema strutturale dell’Italia nordoccidentale (modificato da Clari et al., 1994)

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LE SABBIE A BRACHIOPODI

L’affioramento di sabbie di Capriglio espone una  successione spessa circa 12 metri di sabbie medio-fini, bruno-grigiastre, assai fossilifere. Le sabbie sono organizzate in strati mal distinti con giacitura suborizzontale; la stratificazione è riconoscibile per la presenza di allineamenti di gallerie di bioturbazione con riempimento sabbioso cementato. Il piccolo affioramento evidenzia due strati, di spessore tra 60 e 80 cm: Lo strato inferiore è posto a 5 metri dalla base dell’affioramento e contiene un’associazione fossile composta da un brachiopode Terebratulidae di grandi dimensioni, con conchiglia di forma pentagonale, che forma grandi ammassi di individui. Tale forma è riferibile alla specie estinta Terebratula ampulla.

L’associazione fossile mescola componenti tafonomiche autoctone e alloctone. È autoctona la maggior parte dei gusci del brachiopode Terebratula ampulla: come testimoniato dai molti esemplari con valve in connessione e la presenza di tutti gli stadi ontogenetici, dagli individui giovanili di pochi millimetri di diametro agli adulti centimetrici, indicano infatti che i resti sono rimasti nello stesso areale di produzione tafogenica, dopo la morte dell’organismo e prima del seppellimento.

La componente alloctona dell’associazione fossile è invece costituita da valve isolate dei molluschi pectinidi Aequipecten opercularis e A. scabrella; tali fossili rappresentano elementi tafonomici derivanti da resti di organismi trasportati nell’ambiente di sedimentazione da biotopi adiacenti. L’associazione fossile documenta quindi una paleocomunità a Terebratula, sviluppata in un biotopo marino influenzato da sporadiche correnti di fondo che importavano resti biogenici estranei allo stesso. Dal punto di vista della densità di individui, le Sabbie a Brachiopodi di Capriglio presentano forti analogie con i popolamenti dei fondali attuali a Gryphus vitreus. La biocenosi a Gryphus forma nell’attuale Mediterraneo una cintura più o meno ampia lungo il margine continentale su fondali detrici; viene considerata una specie euribata che si sviluppa TRA circa 100 E 250 metri di profondità. La sua distribuzione è anche influenzata dalla presenza di cibo in sospensione in acque ben ossigenate. La densità di individui in una popolazione è direttamente legata alla velocità delle correnti sul fondo: all’aumentare della velocità della corrente aumenta il numero di individui per unità di superficie.

Data la monospecificità dell’associazione fossile di Capriglio e considerata l’ampia tolleranza alle variazioni di profondità delle specie di brachiopodi attuali, non è possibile trarre conclusioni paleobatimetriche sicure. Inoltre nell’associazione fossile mancano altre componenti paleobiocenotiche quali brachiopodi e molluschi conosciuti nelle associazioni attuali.

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PALEOAMBIENTI SCONOSCIUTI

Purtroppo questo livello fossilifero a brachiopodi del Pliocene astigiano non è mai stato oggetto di studio; a parte le brevi descrizioni riportate da Selli (1967) e da Pavia (1984), la località di Capriglio non trova infatti riscontro in letteratura, neppure nella classica monografia regionale di Sacco (1889-90) sul “Bacino Terziario del Piemonte e della Liguria”.

Lo strato superiore dell’affioramento presenta caratteristiche analoghe al precedente. In questo caso però la componente tafonomica dominante è rappresentata dall’ostreide Neopycnodonte cochlear, che forma insiemi compatti con esemplari cementati gli uni sugli altri in chiara posizione di vita. A tale frazione autoctona si associano fossili alloctoni dei pectinidi Aequipecten scabrella e Manupecten pesfelis.

In conclusione, dal punto di vista paleoambientale, la deposizione delle sabbie fossilifere affioranti a Capriglio si può collocare a diverse decine di metri di profondità sotto il controllo di correnti di fondo sia sufficientemente attive da alimentare brachiopodi e ostreidi con nutrienti in sospensione, sia sporadicamente forti da importare detrito più grossolano e resti biogenici da ambienti marini adiacenti.

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Testo tratto con modifiche da:

PROGETTO DI GEOCONSERVAZIONE DEL SITO A BRACHIOPODI
DEL PLIOCENE INFERIORE DI CAPRIGLIO (ASTI)

Giulio Pavia, Marta Zunino – in Geologica Romana 41 (2008), 19-24


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